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Chi è Gesù?…chi sono io?…chi siamo noi?

Abbiamo peccato, Signore:

perdona le nostre colpe e salvaci.

Tu che hai guidato Noè sulle onde del diluvio, ascoltaci.

Tu che hai richiamato Giona dal profondo del mare, liberaci.

O Cristo Figlio di Dio,

che hai teso la tua mano a Pietro che affondava,

vieni in nostro aiuto

perché la festa prossima

ci trovi tutti innocenti, tutti riscattati.

 

Lettura del Vangelo secondo San Marco   cap. 8 versetti 27-33

In quel tempo. 27Il Signore Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: “La gente, chi dice che io sia?”. 28 Ed essi gli risposero: “Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti”. 29 Ed egli domandava loro: “Ma voi, chi dite che io sia?“. Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”. 30 E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. 31 E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32 Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33 Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini“.

“…voi, chi dite che io sia?”

Carissimi sorelle e fratelli,

conoscere Gesù, sapere chi Egli veramente sia, non è una questione che possa mai ridursi all’apprendimento di dati anagrafici, storici e nemmeno allo studio esegetico, scientifico, etimologico e teologico, anche quello accademico più approfondito e aggiornato. No! Conoscere Gesù, chiede di frequentarLo, di stare in Sua compagnia, di vivere una relazione d’amicizia vera, continua, affettuosa e sempre più profonda con Lui!

Per certi versi è come frequentare una persona che sappiamo che ci vuole bene, ma riconoscendo che nessuno più di Gesù ci ama: “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici” (Giovanni 15, 13)

È solo dentro una relazione d’amore in cui ogni giorno, fin dai primi istanti dal risveglio, sentiamo sempre urgente il bisogno di ascoltare e accogliere la Parola di Gesù, la fame e la sete della Sua Presenza Viva che ci nutre ci unisce sempre a Lui nei Sacramenti. La gioia di sentirci mandati insieme a Lui e ai fratelli ad essere nel nostro quotidiano un annuncio vivente del Regno.

È così che scopriamo realmente che conoscere chi è Gesù è Grazia! È Dono! Grazia certo che va desiderata, cercata, voluta, ma sempre Grazia!

Frutto del Suo Santo Spirito, che insieme al Figlio ci rivela anche il Volto del Padre celeste!

Questa è stata anche l’esperienza di Pietro, quando si è ritrovato a pronunciare questa risposta alla domanda di Gesù: “Tu sei il Cristo”.

Nel Vangelo di Matteo (Matteo 16, 17), nello stesso frangente Gesù dice subito dopo a Pietro: “…Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli…”

Non basta una conoscenza umana di Gesù, ci vuole una rivelazione Divina per poter sentire, credere e vivere che Egli è il Cristo, il Messiah, il Consacrato del Signore, l’atteso d’Israele e di tutti i popoli, l’annunciato da millenni dai Profeti.

Una rivelazione che è per tutti, non per qualche “privilegiato o prescelto”, per tutti coloro che si mettono alla sua sequela, che accolgono il Vangelo anche nei suoi aspetti più duri, con tutte le fatiche che questo comporta.

Chi non vuole accogliere il Vangelo per intero, non può mantenersi in vera sintonia e in comunione con il pensiero e la volontà di Dio!

Esattamente quello che capita allo stesso Pietro che si sente dare da Gesù delSatana(parola che significa avversario, nemico), perché Pietro si era messo a rimproverare il Signore per aver preannunciato apertamente la Sua Passione, Morte e Risurrezione! “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.

Lui che appena un’istante prima aveva ricevuto la rivelazione sulla vera identità di Gesù, “Tu sei il Cristo”, ora si ritrova totalmente lontano dal modo con cui Dio pensa, vede e agisce! “…Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini.”

L’esortazione pedagogica, che come discepoli e figli riceviamo oggi dal Vangelo è allora duplice e consequenziale per raggiungere un unico obbiettivo.

Primo: conoscere il Signore Gesù, innamorarsi di Lui, desiderarLo, cercarLo oggi più di eri, domani più di oggi!

Secondo: solo conoscendo intimamente Gesù in un rapporto sempre più profondo, potrò riconoscere, abbracciare e vivere il pensiero di Dio-Padre.

Potrò accogliere e fare mio il Suo Disegno d’Amore e Salvezza come ha fatto e compiuto il suo Figlio Unigenito, il Cristo.

Egli ha perseverato ogni istante fino alla Sua Passione, Morte e Risurrezione A questo Mistero d’Amore-Sofferenza-Glorificazione è unito ciascun cristiano dal giorno del Battesimo, confermato nella Cresima [Immersi nella Vita di Dio e unti (consacrati) con il Crisma] per continuare in ognuno con tutti gli altri fratelli e sorelle, nella Chiesa Suo Corpo, la Sua Missione di Salvezza!

Abbiamo tutti bisogno di conversione per conoscere Gesù e diventare veramente noi stessi, e allora vi lascio da meditare anche la lettura di un brano forte della Lettera agli Ebrei. Ci parla di un aspetto importante della Paternità di Dio nei nostri confronti, è un brano che ci rimanda a confrontarci prima di tutto con la testimonianza dei cristiani veri che ci hanno preceduto: i santi! Quello che è vero per loro lo è anche per noi!

Lettera agli Ebrei cap. 12 versetti 1-11

Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato 5 e avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:

Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore

e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;

perché il Signore corregge colui che egli ama

e percuote chiunque riconosce come figlio.

È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Se invece non subite correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete illegittimi, non figli! Del resto noi abbiamo avuto come educatori i nostri padri terreni e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre celeste, per avere la vita? 10 Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di farci partecipi della sua santità. 11 Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati

 

PREGHIAMO INSIEME CON LE PAROLE DELLA LITURGIA

 Il Signore mi ha detto: «Tu mi aprirai la porta del tuo cuore

e a tu per tu noi ceneremo insieme».

Ti ringrazio e ti lodo, mio Dio,

per avermi chiamato, Maestro,

luce del mio cuore.

 

Anima mia, benedici il Signore

che ti corona di misericordia

e in Cristo tutto ti ha donato.

Anima mia, benedici il Signore

che ricolma di beni la tua vita.

Cristo è la grazia, Cristo è la vita,

Cristo è la risurrezione.

  

Vi abbraccio e vi benedico con tutto il cuore!

Vostro in G. M. G.

Don Stefano