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Per camminare sulle acque della vita…bisogna mangiare Pane!

 GIOVEDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

30 aprile 2020

Lettura del Vangelo secondo San Giovanni… cap. 6 versetti 16-19

In quel tempo. Venuta la sera, i suoi discepoli scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

Carissimi sorelle e fratelli,

è il tempo della Vita Nuova!!!

È il destino di ogni uomo: compiamo tutti una traversata, andiamo al di là, anche se non vogliamo, dobbiamo farla; la nostra vita è sospesa su quest’acqua, su quest’abisso che ci vuol inghiottire, cioè è sempre minacciata dalla precarietà, dalla morte.

Siamo su una barca tutti insieme, tutta l’umanità è una piccola barca, qualcosa di molto instabile e fragile che rischia sempre di naufragare.

Questa lettura può aiutarci molto ad interpretare il tempo drammatico che stiamo tutti insieme attraversando in questa pandemia.

In questa barca – tenete presente – ci sono i discepoli che hanno appena visto la moltiplicazione del Pane (anticipo della Santa Eucarestia) e hanno radunato le dodici ceste di sovrappiù.

E Gesù non era ancora venuto con loro: è la nostra situazione, se n’è andato via duemila anni fa dicendo: Torno presto!

Non è ancora venuto, è tutto come prima! Perchè? Che Dio si sia dimenticato? Che non mantenga le sue promesse? Dove si trova?

I discepoli – e noi – non capiamo di averlo già lì! La paura e l’egoismo rendono ciechi! Manca la fede!

“…Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?…” Lc 18, 8

Perché dopo l’Ascensione, ormai, la Sua Presenza è reale ma invisibile agli occhi fisici, visibile solo agli occhi di chi vede con fede alla Luce dello Spirito Santo!

Ecco Gesù era assente, anzi si dice “…Gesù non li aveva ancora raggiunti…”

Possiamo supporre che quella barca avesse le dodici ceste col sovrappiù di Pane, il Pane avanzato dai cinquemila. Noi speriamo sempre in un sovrappiù di vita, ma non è che vivere centocinquanta anni ci renda più felici, se siamo infelici di vivere.

Il Pane che dà la Vita stabilisce la relazione vera con gli altri e con l’Altro: questo dà il senso della vita, l’Amore, cioè Dio.

Fino a quando non si capisce e non si vive così si va a fondo, perché soffia un gran vento contrario. “…soffiava un forte vento…”

Il vento da una parte è simbolo dello Spirito Santo: lo Spirito della Vita.

Qui c’è un “forte vento” contrario, che è lo spirito di morte che ci domina. Non è lo Spirito del Pane che Gesù ha mostrato il giorno prima: quello Spirito che rende grazie per il dono, segno d’Amore. Pane che poi spezzi e condividi, e così lo mantieni come segno d’Amore!

In quel Pane circola la Vita; questo è lo Spirito che placherebbe il mare e ci farebbe arrivare all’altra sponda. Questo Spirito porta la presenza di Gesù!

Qui invece c’è il vento contrario!

Le leggi fondamentali del mondo non sono certamente quelle dello Spirito d’Amore, di condivisione, di fraternità. Sono quelli di accaparrare, di dominare, di emergere, di mettere sotto gli altri.

È per questo che il mondo affonda e affoga nell’abisso dell’egoismo: nel mondo si muore di ogni tipo di fame perché non ci si nutre veramente del Pane della Vita!

Questa barca si trova a venticinque o trenta stadi, circa cinque chilometri da riva!

È il punto più distante da riva di quel braccio di lago, largo dieci chilometri.

Provare a trovarsi di notte, con burrasca a cinque chilometri dalla riva più vicina è l’esperienza che tutti abbiamo, di precarietà, di buio, di tenebra, l’esperienza di andare a fondo, di non farcela, la paura soprattutto di andare a fondo.

E d’altronde dalla barca non puoi neanche scendere, se scendi con la burrasca affoghi di sicuro!

Eppure il desiderio disperato di arrivare all’altra riva, sulla terra ferma, è umanamente impossibile da realizzare!

Dov’è Gesù? Dopo la moltiplicazione del Pane si è ritirato sul monte!

Il Pane è segno dell’Eucaristia, quando dona la sua vita per noi, è un anticipo figurato. Cosa ha fatto Gesù quando ha dato la sua vita per noi? Si è ritirato definitivamente, dicendoci: Fate questo in memoria di me, fate come io ho fatto.

Lui ha già raggiunto la terra, è sul monte presso il Padre, e noi siamo qui; e qui cosa abbiamo?

Abbiamo la Sua Presenza, di uno che ormai è Risorto, è presso il Padre e che ci ha detto: Fate questo in memoria di me!

E come lui facendo così ha vinto la morte ed è presso il Padre, ed è risorto, proprio amando i fratelli, così dice a noi: Fate lo stesso, ne avete la barca piena di questo Pane!

Perché troppo spesso non succede così?

Il motivo è che non sappiamo vivere di questo Pane, cioè vivere spezzandoci e donandoci da fratelli. Gesù invece era sempre stato lì con loro, solo che non lo vedevano, perché? Perché vedevano le loro paure, vedevano il vento contrario, vedevano il buio!

Quando noi guardiamo la realtà cosa vediamo? Vediamo le nostre paure, i nostri desideri mancati, le nostre frustrazioni e poi tutto ciò che produciamo attraverso questi aspetti negativi, queste paure.

Eppure Lui è lì!

E Gesù cammina sul mare.

Camminare sulle acque è il grande sogno dell’uomo, vuol dire vincere la morte; tutto quello che noi facciamo è rivolto a rimandare e sconfiggere o vincere la morte.

Il mare è l’abisso primordiale dal quale è uscita la vita e nel quale tutti ricadiamo e sul quale siamo sospesi in una barchetta fragile che può sempre andar giù!

E Gesù ci cammina sopra!

Anche noi dobbiamo imparare a camminare come Lui. A camminare da figlia/o di Dio, con fiducia nel Padre, con amore verso i fratelli.

Allora veramente cambia tutto!

Noi diciamo: Sì, è una cosa bella, ma è un’utopia, una fantasia vivere così!

No! È l’unica possibilità, se no si va sott’acqua, è l’unica possibilità per camminare sull’acqua, per vincere la paura, l’angoscia, la morte.

Ognuno di noi se partecipa alla S. Messache oggi sembra mancare tanto anche a chi non vi ha mai partecipatoha questo Pane: ma la Santa Eucaristia è vissuta come una realtà o una bella fantasia?

San Paolo dice a quelli di Corinto: Quando voi vi riunite per celebrare la cena del Signore, voi mangiate e bevete la vostra condanna. Perché diceva così?  Per una cosa che a noi sembra banalissima: l’Eucaristia si celebrava la sera; finita la fatica del giorno, si faceva in fraternità, anche col pasto comune, ricchi e schiavi insieme, i ricchi arrivavano prima, portavano tante cose e mangiavano e bevevano; gli altri arrivavano dopo quando avevano finito il loro lavoro da schiavi e non trovavano niente da mangiare.

E S. Paolo dice: Voi mangiate e bevete la vostra condanna perché non riconoscete il Corpo di Cristo dato per voi: il Corpo di Cristo che sono i fratelli! Se non vivete di questo Spirito di donazione, mentre voi celebrate una cosa fate esattamente il contrario!

Si vede nel nostro modo di essere nei confronti degli altri se il nostro partecipare alla S. Eucarestia è vero, bello e devoto, se è il centro della vita!

Gli effetti dell’Eucaristia in me, in te, in noi si vedono nella vita concreta di ogni giorno.

Quindi come vedete su questa barca avviene ciò che sempre capita nella nostra barca; ci lamentiamo e quando Gesù è presente – ed è sempre presente – riteniamo che sia una fantasia e abbiamo paura.

Vi abbraccio e vi benedico con tutto il cuore!

Vostro in G. M. G. Don Stefano