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Mai un uomo ha parlato così!

MERCOLEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI PASQUA

06 Maggio 2020

Lettura del Vangelo secondo San Giovanni… cap. 7 versetti 40b-52

In quel tempo. Alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui.

Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!».

 

Carissimi sorelle e fratelli,

Vita Nuova!!!

Per capire il brano di oggi ci vuole conoscere questo contesto della Tradizione del popolo ebraico e dell’Antico Testamento, ma anche leggere ciò che dice Gesù nei versetti precedenti: Gv 7, 37-39

37Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva 38chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. 39Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.

Ci troviamo nel Tempio di Gerusalemme, all’ultimo giorno della festa delle Capanne. Era la grande festa in cui si celebravano i raccolti della terra alla fine della stagione, in particolare la raccolta dell’uva per il vino. Si celebrava ogni benedizione di Dio, la creazione compiuta, la liberazione compiuta. Quindi era una festa agricola che era diventata poi centrale in Israele come ricordo dell’alleanza e della dedicazione del tempio, quindi delle grandi istituzioni di Israele, della legge e del tempio e della fine dell’esodo. Durante questa festa, ogni giorno, il sommo sacerdote andava alla piscina di Siloe, attingeva con una coppa d’oro l’acqua, la versava con un imbuto d’argento sull’altare nel Tempio e durante il percorso tutti agitavano fronde e gridavano Hallel (Salmi alleluiatici), i salmi della liberazione dall’Egitto e all’ultimo giorno, poi il sacerdote versava la coppa d’acqua fuori dalle mura di Gerusalemme, per indicare la benedizione che da Gerusalemme e da Israele sarebbe passata verso tutti i popoli, secondo la promessa fatta ad Abramo: “…e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra…” Gn 12, 3

Esplodeva particolarmente in quella festa la grande attesa messianica di Israele di libertà, di pienezza di vita, di indipendenza con anche relative sommosse qualche volta. E si facevano, come letture: Ezechiele 47 che parlava della sorgente che scaturiva dal tempio e diventava un grande fiume che rendeva feconda tutta la terra, simbolo della benedizione di Dio che esce dal fianco del Tempio e rende tutta la terra vivibile, bella, feconda e ricca di frutti; Zaccaria 13 dove si dice che in Gerusalemme sarebbe zampillata una sorgente che avrebbe purificato il popolo da ogni impurità e da ogni peccato, e che tutti i popoli sarebbero accorsi a Gerusalemme e il Signore sarebbe stato unico su tutta la terra. Quindi si festeggiava quello che era il futuro della speranza di Israele: che tutti avrebbero riconosciuto il Signore. Giovanni tiene come sottofondo queste letture, perché il Tempio è il corpo di Gesù e l’acqua che scaturisce dal fianco del tempio è quella che scaturisce dal fianco di Gesù. Lo Spirito promesso è esattamente la sua vita, il suo amore che ci darà sulla Croce.

Ci sono varie reazioni alle parole di Gesù:

la reazione della folla: parzialmente positiva

la reazione dei capi: totalmente negativa

I capi hanno interessi da difendere e quindi uno che fa certe promesse – e sono le promesse in fondo di vivere nell’amore, nella solidarietà, – e le mantiene dà fastidio, intralcia il mantenimento del loro potere sul popolo.

La folla, che tutto sommato ha niente da perdere, può più facilmente aderire a Gesù, pur con delle perplessità.

E allora si vede la prima reazione della folla che dice: È un Profeta! Anzi «Costui è davvero il profeta

“I profeti” sono quelli che dicono la Parola di Dio e la attualizzano; “il Profeta” invece, era quello che si attendeva alla fine: un Profeta pari a Mosè.

Il primo livello della fede è riconoscere che Gesù dice la Parola di Dio, cioè la verità, cioè che non imbroglia.

Altri della folla dicono: «Costui è il Cristo!»

E il Cristo non solo dice la Parola di Dio, ma la realizza.

Cristo in greco vuol dire “Unto”, “Messia” in ebraico; è il Re promesso da Dio che avrebbe salvato il suo popolo. Il popolo non fa mai la legge e i capi opprimono il popolo e lo sfruttano; e allora finalmente arriverà l’Unto del Signore che sarà invece solidale col popolo, proclamerà e vivrà la giustizia e l’amore su tutta la terra: questo è il senso del Cristo.

L’uomo che attende sempre il Cristo, il Salvatore, il Promesso.

Gesù, però, fu ucciso proprio da quelli che aspettavano il Cristo.

Perché si aspettavano un Cristo potente, che li rendesse potenti da dominare il mondo.

Questo si chiama piuttosto l’Anticristo, cioè colui che conferma il potere e il dominio e la schiavitù degli uomini.

Il Cristo invece è il Cristo povero, umile, solidale, che dà la vita: così mostra il Volto di Dio sulla terra.

Su questo argomento tra la folla ci sono divisioni perché un Cristo così non lo voleva nessuno.

E oggi chi lo vuole?

Vogliamo altri che ci dominano, e ce li terremo!

E uccidiamo i Cristi poveri, veri, quelli che ci salvano!

Altri ancora della folla – quelli che forse avevano un po’ studiato – dicono: “…Il Cristo viene forse dalla Galilea?…”

La Scrittura dice che è discendente di Davide e allora verrà dalla Giudea.

Giovanni lascia la domanda in sospeso perché sa che Gesù è giudeo, la lascia in sospeso perché il problema è riconoscere il Cristo, il Profeta, il Figlio di Dio proprio in quel “Galileo”, in quell’uomo concreto e la cosa vale ancora oggi per noi.

Il credente è chi accetta la persona concreta di Gesù.

Il credente è quello che crede che Dio è reale, concreto, particolare; che poi è certamente anche universale ma è concreto, perché se non è concreto non è.

Cioè accettare che, nella persona concreta di Gesù, Dio entri in relazione con l’uomo, con ogni uomo; questa è la fede in Gesù che salva.

Se no, confondiamo la salvezza con le varie ideologie di salvezza.

Siamo in relazione con i vari messaggi di salvezza e ce ne sono tantissimi, e chi più imbroglia, più ne dà.

Invece Gesù non ha dato messaggi, ha fatto, ha vissuto, poi ha spiegato ciò che ha vissuto.

E pur avendolo spiegato non è stato capito lo stesso!

Però ha vissuto in un modo che ancora ci interroga e ancora oggi il mondo è interrogato dalla persona concreta di Gesù.

Per credere dobbiamo accettare che la sua carne è salvezza della carne, cioè dell’umanità dell’uomo!

E nasce una divisione tra il popolo.

Ora vediamo la reazione dei capi, di chi ha il potere:

chi ha il potere chiaramente è contestato da Gesù, non perché Gesù voglia contestare qualcuno, semplicemente perché non giustifica il dominio sugli altri, perché proclama qualcos’altro e vive qualcos’altro: è il Figlio che vive da fratello e quindi abbatte tutti i potenti dai troni e ci rende tutti fratelli e solidali tra di noi.

Quindi i capi ce l’hanno a morte con lui, non vogliono un Messia così; essi vogliono un messia che domini il mondo e del quale loro saranno i degni rappresentanti.

Era già un progetto di globalizzazione del mercato: in cui avremmo avuto il Cristo che governa il mercato e poi tutti gli accoliti del tempio che lo controllano, cosa che oggi fanno benissimo le banche e le finanziarie, il dio mammona, i senza Cristo.

Gesù invece ci vuol liberare da questo monopolio, per proclamare che l’uomo è qualcos’altro; l’uomo ha dei valori: è sete di giustizia, di amore, di solidarietà, di condivisione; allora è uomo, e non è bestia.

I capi avevano mandato le guardie del Tempio per arrestarlo: le guardie del tempio sono dei dipendenti che vivono stipendiati dai capi, sono povera gente.

Invece di prendere Gesù, vengono “catturate” da Gesù, dalla Sua Parola, e ritornano dai capi senza di lui: “…Mai un uomo ha parlato così!”

Nella loro semplicità riconoscono che lì c’è la Parola di Dio, perché tocca loro il cuore; erano stati mandati per catturarlo, sono stati catturati loro, dentro.

Una delle ragioni della ripulsa, dell’ostilità dei capi, dipende dal fatto che non ascoltavano.

E sono come noi che abbiamo la stessa ripulsa: non sappiamo ascoltare la Parola.

Le guardie invece come ascoltano Gesù! Sono colpiti e attratti, catturati dalla Parola!

Molto dipende da come ci si pone di fronte alla Parola: se la si ascolta con una certa apertura d’animo e di cuore, agisce.

Diversamente abbiamo anche questa capacità di bloccarla di non lasciarla entrare nel profondo!

 

Vi abbraccio e vi benedico con tutto il cuore!

Vostro in G. M. G. Don Stefano